Quarantena: ripudio o nostalgia?

Articolo scritto per peopleforplanet.it

Link: articolo | Data: 10 Giugno 2020

Quarantena: ripudio o nostalgia?

Le due reazioni emotive alla fine del lockdown

La quarantena è finita da tre settimane e i provvedimenti restrittivi si sono allentati permettendo una timida ripresa della vita lavorativa e sociale.

Eppure non sono poche le persone che provano un’estrema fatica ad accogliere a braccia aperte questa fase di ripresa. È un periodo di grandi contraddizioni, non solo circa le norme preventive di sicurezza, mascherina sì, mascherina no, 1-2 o 3 metri di distanziamentosociale, ma sono soprattutto le persone a sperimentare grandi ambivalenze emotive. 

Dalla mia posizione di psicoterapeuta ho potuto ascoltare persone che non vedevano l’ora di uscire di casa e rincontrare gli amici senza paura perché il peggio era ormai passato e altrettante persone estremamente spaventate dalla ripresa, che nonostante il senso di mancanza per gli amici e i parenti preferivano continuare a fare una vita ritirata come in quarantenaÈ stato erroneo immaginare che alla fine del lockdown tutti avrebbero reagito con un senso di sollievo ed entusiasmo per la ritrovata libertà. Al contrario il popolo italiano si è diviso in due grandi polarità, che potremmo definire i “cauti” e gli “smaniosi”.

I primi sono coloro che hanno quasi nostalgia della quarantena: «Sono stato benissimo. È stato un periodo di grande tranquillità, non mi è pesato, mi sentivo al sicuro, anzi avevo proprio bisogno che tutto si fermasse… se ci fosse un mese così all’anno ci metterei la firma».

Gli smaniosi invece sono quelli che non vedevano l’ora di poter uscire, passeggiare per le strade, incontrare persone e riprendere la vita di prima, considerando il covid solo una terribile parentesi del 2020. Queste diverse reazioni non dovrebbero sorprendere, perché rispecchiano perfettamente la presenza di grandi ambivalenze che caratterizzano l’essere umano. L’errore è pensare che siamo esseri lineari, al contrario siamo fatti di opposti, di contraddizioni, di spinte che vanno in direzione contraria tra loro.

 Due forze contrarie

Già Freud (1920) individuava nell’animo di ognuno di noi due forze contrarie: la pulsione di morte e la pulsione di vita che direzionano azioni, desideri e paure; lo descriveva come un conflitto tra forze contrapposte e intrecciate, difficili da conciliare in una visione unica ed equilibrata.

In questo senso può essere facile cadere nel reciproco etichettamento frettoloso in cui i cauti giudicano gli smaniosi come irresponsabili festaioli, mentre questi ultimi vedono come paranoici e asociali i più restii.

Non c’è niente di strano nelle diverse reazioni alla riduzione del pericolo e alla ripresa della quotidianità. L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere l’essenza della propria personalità. Le reazioni emotive all’alt irremovibile e severo della quarantena, hanno palesato la differenza tra temperamenti tranquilli, in cui l’attuale bisogno prioritario è quello di protezione.

Per molti lo stato di insicurezza persiste ancora adesso, forse è addirittura più forte in questo momento, proprio perché l’assenza di rigorose e rigide norme di sicurezza rende per certi versi più alto il rischio di ammalarsi. Niente fa sentire al sicuro un animale spaventato come la propria tana.

Gli smaniosi, invece, trovano il loro senso di sicurezza nell’attività e nel movimento continuo. Hanno paura, ma reagiscono a essa controbilanciandola con un’emozione altrettanto forte, simile a quella di un atleta sui blocchi di partenza che allo sparo scatta in avanti.

L’esperienza covid può essere considerata per tutti un vero e proprio shok, un cambiamento repentino di tutto ciò che era percepito normale e prevedibile. Ha insinuato in molti il dubbio di non essere veramente al sicuro e ha permesso di toccare con mano che nulla è realmente sotto controllo, men che meno la natura.