Che ti passa per la testa quando scopri che tuo figlio è omosessuale? Intervista a Massimiliano Campanile

Massimiliano Campanile è un affermato hair staylist napoletano che grazie al suo talento e alla sua professionalità è conosciuto anche al di fuori dei confini partenopei; la sua arte è apprezzata in tutta Italia e vanta, tra i suoi clienti, noti nomi del mondo dello spettacolo.

Il successo raggiunto non è stato privo di difficoltà per Massimiliano Campanile, che lo ha visto nell’arco della vita affrontare numerose sofferenze; le sue origini sono umili, perde la mamma a 9 anni, a scuola non corrisponde ai canoni e ai comportamenti del vero maschio latino e diventa vittima delle derisioni e delle angherie di quei compagni di studi che hanno paura della sua diversità; lui resiste restando sé stesso e per questo subisce durissimi episodi di bullismo.

Per sua fortuna, dopo due anni dalla morte della moglie, suo padre trova un’altra donna che lo ama e ama pure Massimiliano e questa seconda moglie diventa per lui come una vera madre che non offusca la sua mamma biologica, ma è comunque una persona che ha su di lui un grande effetto positivo.

Si sente amato e trova sostegno e ascolto, tutto quello che dovrebbe ricevere un figlio da una buona madre.

Inizia presto a lavorare, a 13 anni come garzone in un salone. Da quel momento in poi il suo lavoro è per lui una fonte di nutrimento, lo motiva ad andare avanti nei momenti più difficili e gli regala grandi soddisfazioni.

Come per molti adolescenti la consapevolezza di essere omosessuale viene maturata a poco a poco, ha alcune fidanzatine e la sua inclinazione sessuale è confusa; poi la sua scelta diventa consapevole all’età di 19 anni quando per la prima volta incontra un ragazzo del quale si innamora.

Finalmente riconosce cosa desidera: l’amore di un uomo e diventare un grande parrucchiere (allora si diceva ancora così).

Nel tempo inizia a vivere con soddisfazione la sua omosessualità, anche se non è affatto facile, e affina il suo gusto estetico, la sua capacità di leggere la forma di un viso e di intuire quale acconciatura riuscirà a valorizzarlo raccontando anche il carattere di quella persona.

Le difficoltà che ha affrontato oltre a contribuire allo sviluppo di una personalità di spessore, rappresentano anche una ricchezza di vita inestimabile, che ha permesso la creazione di un libro autobiografico.

Non c’è niente che cambierei, si intitola così la sua autobiografia, scritta per dare una visione diversa della sofferenza, come opportunità di crescita e fonte di spinta a realizzare le aspirazioni più sincere.

Massimiliano mette a disposizione dei lettori la sua storia soprattutto per incoraggiare i ragazzi e le ragazze omosessuali a parlare con i loro genitori e proporre ai padri e alle madri di ascoltarli e a capire la loro realtà; l’obiettivo è arrivare a parlarsi, sfondando il muro del silenzio.

Quando, 6 anni fa, mio padre ha letto del mio primo coming out sul giornale ha detto a mia madre: “Come ha sofferto nostro figlio, dovrebbe scrivere un libro”. Erano altri tempi, erano gli anni 80, era difficile parlare di questo, oggi è diverso, è molto importante che i ragazzi parlino con i loro genitori e che i genitori ascoltino, con apertura e rispetto.

Domande e risposte

Durante la nostra conversazione gli ho chiesto: “Tu inviti le famiglie al dialogo e all’ascolto reciproco e senza giudizio per avere una qualità della vita superiore. Cosa ti ha reso difficile raccontare a tuo padre quello che stavi sentendo verso gli altri uomini?

Io avevo un mattone dentro, ma anche se avevamo un bel rapporto non avevo mai detto nulla a mio padre per paura di deluderlo. Anche se in qualche modo lui aveva già capito che ero omosessuale, ma non sapeva i dettagli, non ne avevamo mai parlato. Dopo che lui ha letto del mio coming out sul giornale abbiamo cercato di recuperare tutto il tempo perso.

La tua storia prima del coming out racconta che si può vivere senza mostrarsi interamente, ma quanto è difficile?

Molto, perché la solitudine è brutta. È per questo che consiglio ai genitori di essere più sciolti, quel tanto che basta perché il figlio possa avere fiducia che non verrà rifiutato da loro.

Da cosa dipende secondo te la tanta reticenza che ancora persiste nel parlare di sesso e di educazione sessuale ai propri figli?

I genitori, e a volte anche i fratelli, hanno molta paura, non vogliono sapere e non vogliono chiedere per non avere quella che per loro potrebbe essere una “brutta verità”, per questo molte volte non chiedono per non avere la conferma, come a dire “io non so e non voglio sapere.

Mentre lui parla penso che partendo dall’esperienza personale con il proprio padre l’invito di Massimiliano sia diretto ai genitori “state vicino ai vostri figli”. Non bisogna fermarsi alla paura, ma chiedere per conoscere quella che è una parte fondamentale della vita e della personalità dei ragazzi.

L’omosessualità non è una malattia, è una scelta sessuale e non si deve condannare nessuno per tale scelta.

Lo ascolto e rifletto sul fatto che in realtà anche i ragazzi hanno un ruolo importante nell’avviare un dialogo con i propri genitori; tolleranza delle reciproche differenze, rispetto ed empatia sono gli ingredienti essenziali per un dialogo aperto e una comprensione reciproca.

A volte i ragazzi sono arroganti verso i loro genitori, si arrabbiano perché non si sentono capiti immediatamente, senza tenere presente che anche il genitore ha le sue difficoltà e che ha dei sogni e delle aspettative che la scoperta dell’omosessualità fa crollare inevitabilmente. Ci vuole rispetto reciproco.

Nel tuo libro racconti episodi di bullismo subiti durante la scuola proprio a causa della tua scelta sessuale che cos’è che ti è mancato in quegli anni a causa di questi atteggiamenti discriminanti?

Mi è mancato uscire con i ragazzi, avere un gruppo di amici unito, invece si vergognavano di avere “l’amichetto con l’atteggiamento gay”. Ricordo le prese in giro, l’esclusione e i brutti appellativi discriminanti. Io auguro ai ragazzi di oggi di non avere un percorso triste a causa della loro sessualità come l’ho avuto io.

La storia di Massimiliano è una testimonianza preziosa di come possa essere difficile non sentirsi pienamente liberi di essere quel che si è.

Le cause della diffidenza verso una sessualità che si discosta dal canonico rapporto eterosessuale sono tante e affondano le radici in numerose ragioni socioculturali, ma soprattutto nascono da una profonda difficoltà umana ad aprirsi a ciò che non si conosce. Ciò che è diverso ci spaventa.

Per superare la paura e la discriminazione l’unica arma è la conoscenza ma nel nostro paese l’educazione sessuale è ancora un sogno lontano raggiunto solo da pochi illuminati.

Ci auguriamo che presto si possa discutere di maturazione sessuale e sentimentale in maniera libera e competente nelle scuole e nelle case come in paesi quali Danimarca, Finlandia e Stati Uniti d’America: per evitare grandi drammi è meglio informare i ragazzi e non affidare la loro formazione sentimentale e la scoperta della loro personalità sessuale alla caotica e molto spesso poco appropriata “maestra internet”.

Dott.ssa Ilaria Fontana [Psicologa e psicoterapeuta, si occupa di aree diversificate afferenti alle proprie competenze. Laureatasi alla Federico II di Napoli con Lode ha proseguito la sua formazione specializzandosi presso l’ASPIC di Roma (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità). Attualmente collabora con Aspic Napoli di cui è referente. Ha dato vita al gruppo di lavoro “Donne in Evoluzione” il cui congresso Nazionale è previsto per il prossimo ottobre 2020 a Napoli].

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